Recentemente abbiamo assistito all’arrivo sulla console di nuova generazione di Sony della ormai tanto discussa riedizione dell’opera di Naughty Dog. The Last Of Us Part I (remake) approda il 2 Settembre 2022 su PS5 in una versione del tutto restaurata, proponendo la narrazione del primo capitolo della saga vissuta attraverso le rinnovate meccaniche di The Last Of Us Part II.
Il titolo sembra aver conquistato subito i cuori dei fan della serie disposti a rivivere volentieri la stessa avventura sotto una luce del tutto nuova, ma ciò non è valso per tutti. C’è da ricordare infatti come solo pochi mesi fa il titolo venne accolto alla sua presentazione con un’allarmante diffidenza da buona parte della community, suscitando fin da subito dubbi circa la necessità di una nuova riedizione del capitolo primario.
Se per molti la riedizione del capitolo è stata una piacevole sorpresa, per altri l’aver svolto un lavoro prettamente estetico/tecnico, privo perciò di inserti narrativi inediti, non giustificherebbe l’acquisto di quest’ultimo. Contando infatti già una remastered del gioco lanciata nel luglio 2014, rispetto il lancio iniziale del progetto nel 2013, ci si chiede perché Naughty Dog non si stia concentrando invece sullo sviluppo di nuovi progetti piuttosto fornire una nuova esperienza di gioco di un capitolo che, seppur nei limiti tecnici, resta ad oggi perfettamente godibile?
Ecco, quindi, come The Last Of Us Part I sia riuscita a trovare incertezze anche all’interno della stessa fanbase.
Possiamo da qui intuire come con The Last of Us Part I ci si stia rivolgendo direttamente a due categorie di giocatori ben distinte: ai fan più entusiasti della serie e agli utenti che non hanno mai avuto l’opportunità di provare il titolo prima d’ora.
Tutta la vicenda scarica però su Naughty Dog ulteriori pressioni circa lo sviluppo invece della serie tv in collaborazione con HBO che dovrebbe presto vedere la prima luce.
Riuscirà la serie a soddisfare le aspettative?
È interessante notare come proprio il rapporto che lega videogiochi e cinema sia sempre uno sviluppo pieno di controversie spesso difficili da analizzare razionalmente.Questi eventi fanno forte leva sull’emotività dei fan e sull’immaginario collettivo radicato in essi, i quali, erroneamente o meno, confidano spesso in un prodotto capace di trasmettere le stesse emozioni tali e quali alle opere videoludiche, rimanendo spesso delusi dalla realtà dei fatti.
Un esempio recente è stato l’approdo sui grandi schermi di Uncharted, che per molti non ha visto Tom Holland riuscire ad adempiere appieno il ruolo dell’iconico Nathan Drake, lasciando i fan con un po’ di amaro in bocca.
Sia chiaro, il film è un prodotto cinematografico e come tale andrebbe analizzato a sé, seguendo quello che è il linguaggio e il mercato di appartenenza, difatti sotto questo punto di vista la produzione di Ruben Fleischer rispetta perfettamente i canoni delle produzioni audiovisive hollywoodiane.
Tuttavia, ad oggi, risulta ancora problematico riuscire a unire questi due mondi così distanti tra loro affinché riescano a trasmettere la stessa opera sotto un unico medium.
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